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mar 14, 2013 - Notizie    1 Comment

L’Armonia nell’Arte Cinese

 

L’arte spesso è influenzata dagli eventi storici dando forma a sogni ed angosce sia dei potenti che dei comuni esponenti della società ma talvolta l’arte poteva conservarsi nelle sue linee inalterata come stile e linguaggio anche nel corso di interi secoli.

La Storia dell’Arte Cinese ne è un esempio fra i più interessanti per i ciclici avvenimenti di ordine e disordine dal periodo della dinastia Chou al tramonto della dinastia Ming ( 221 a.c – 1911 d.c ). La dinastia Chou fu essenzialmente la prima dinastia reale storicamente documentata della Terra di Mezzo; sotto il regime dei sovrani Chou si diede grande impulso sia alla filosofia che alla manifattura del bronzo che perse progressivamente caratteri di uso religioso per divenire forma di adornamento domestico. I recipienti di bronzo di epoca Chou infatti assunsero forme di animali o umane finemente cesellate e abbellite da incisioni dorate dallo stile elegante. Inoltre si ebbe grandissimo impulso l’industria della giada da sempre particolarmente ricercata dai cinesi per antichissime ragioni religiose e culturali. Difatti la giada era usata per creare una sorta di oggetti discoidali simili ad anelli definiti “pi” ( era così rappresentato il legame con il Cielo e la giada era considerato l’elemento nobile del cosmo ) e in epoca Chou i “pi” assunsero forme ricchissime di dettagli ( spirali e draghi dorati ) dando luogo ad un’ attività artistica libera ed incentivata dalla aristocrazia sia per sfoggio di ricchezza e prestigio sia come risultato di apertura al mondo dei barbari ( gli unni e i tartari ). Il periodo fu caratterizzato poi alla fine per lungo tempo ( 200 anni ) da guerre civili (epoca dei Regni Combattenti 480 a.c – 221 a.c ) e fu anche il periodo più intenso per l’elaborazione del pensiero confuciano e il momento più alto per la produzione artistica al servizio dei signori feudali spesso mecenati ed interessati allo sfarzo. La guerra civile terminò nel 221 a.c con la vittoria di Chin Shih Huang Ti ( Ying Zheng sovrano di Chin ) ma la produzione artistica non subì modifiche radicali conservando le linee guida generali della tendenza di epoca Chou ( tra l’altro l’arte Chou ha rielaborato ma non radicalmente modificato le caratteristiche di un epoca precedente della dinastia Shang ). Bisogna tuttavia considerare che il regime di Shih Huang Ti fu brutale e devastante sul piano culturale ed archeologico poichè egli distrusse le biblioteche dei regni conquistati e uccise molti uomini di pensiero a scopo di ricostruire dal nulla una nuova Cina generando un danno incalcolabile per lo studio di epoche precedenti .Alcune modifiche si verificarono con la fine repentina della dinastia Chin ( la dinastia fondatrice dell’Impero, forte in guerra e fragile in pace ) e l’avvento degli Han per colpo di stato militare di uno dei generali ( Cao Tsu ). La dinastia Han investì molto nel recupero di espressioni artistiche andate distrutte dai Chin e sotto di essa lo stile divenne espressione di una società pacificata con grande desiderio di dimenticare gli affanni delle guerre civili e dei massacri. Inoltre l’arte cinese introdusse sempre più diffusamente gli stilemi artistici ed architettonici del buddismo sopratutto a partire dal I secolo d.c Tuttavia la fase di quiete sociale ebbe fine con l’avvento degli Wei, una dinastia di origine tartara che si sostituì violentemente agli Han. I disordini favorirono il buddismo visto come un rifugio e consolazione dove il sistema,basato su precetti confuciani, era ormai al collasso. Quindi sorsero numerose pagode e templi e santuari buddisti con caratteristiche uniche e un inedita situazione per la civiltà cinese dapprima abituata alla continuità. Il periodo Wei fu anche il tempo in cui si diffuse l’industria della porcellana che nel corso dei secoli conserverà tradizioni gloriose fino all’apogeo dell’epoca Ming. Tuttavia un ricorrente ciclo distruttivo riprese il suo corso e la dinastia Wei fu travolta. Dopo un breve regno dei Sui si imposero i Tang che sono indicati dalla storiografia cinese come generatori di una fase di rinascimento culturale. Difatti i Tang migliorarono forme artistiche precedenti compreso l’arte buddista unendo la continuità formale all’innovazione sopratutto rappresentata dall’uso dell’avorio considerato di valore vicino alla giada.

Furono realizzate statue buddiste con caratteristiche però profondamente cinesi ( culto della forza guerriera nelle figure sacre del buddismo ). Imoltre i Tang furono continuatori dell’arte della porcellana degli Wei raggiungendo livelli di bellezza notevoli. Come è avvenuto in passato anche i Tang diedero inizio ad una nuova forma d’arte e in questo caso i Tang diedero impulso significativo alla pittura dettando regole e stile che a lungo si manterranno, come è tipica della tradizione cinese, nel corso dei secoli riferimenti base di ogni artista. Il periodo successivo difatti è fase di notevole progresso dell’arte pittorica essendo gettate le basi di una vera e propria scuola che propugnava come tema preferito i paesaggi naturali pur essendo giunte a noi opere pregevoli su soggetti umani ( raramente ritratti e più spesso affreschi corali di esponenti aristocratici ). Il tema dei paesaggi è rimasto essenziale riferimento per tutti i secoli successivi e divenne appunto un genere ben definito classificato con il nome di Shan-Shui ( monti – acqua ). Questa forma d’arte ha anche un intenso significato filosofico-religioso, esponendo all’osservatore le immagini naturali come espressione dell’esssenza del Budda ,concetto base della dottrina Zen. L’arte pittorica divenne sempre più rigidamente espressa secondo precise regole formali nel corso del tempo pur mai nel semplice schematismo privo di anima come potevano essere le scuole artistiche occidentali. Difatti gli artisti ritraevano i paesaggi naturali ma con la spontaneità derivate da dirette esperienze personali alla scoperta della Natura e con livelli lirici talvolta sublimi come alcune opere di Ma Yuan e Ma Lin. Tutti gli artisti partecipavano all’Accademia di Thu Hua Yuan che fu per lungo tempo il laboratorio della cultura fra i più importanti del Celeste Impero. La Scuola nei suoi fondamenti non subì sostanziali mutamenti nè regressi neanche con la traumatica invasione mongola che provocò fisicamente la distruzione dell’Accademia. Infatti i mongoli furono conquistati dalla raffinatezza dell’arte cinese ( come i romani in Grecia ) e garantironola continuità pur sempre mai nella piatta imitazione. Difatti gli elementi scolastici venivano sempre rielaborati per offrire nuovi modi di espressione pur sempre nella cornice della tradizione come ad esempio nella paesaggistica naturale. I mongoli permisero il raggiungimento di sempre più alte vette di ricchezza espressiva anche nella scultura e nella ceramica nonostante la predilezione dei dominatori per l’oreficeria8tipica di tutte le culture in origine nomadi). Soltanto con la fine della dominazione mongola iniziò paradossalmente un declino per la pittura nonostante fosse l’impero Ming il periodo di massimo splendore e potenza dal punto di vista politico. Difatti in questa fase i fondamenti d’arte si apprendevano e si adottavano senza alcun impulso di originalità presso la Corte imperiale ma nonostante la crisi ai vertici della società si svilupparono nuovi centri di elaborazione artistica situati alla periferia dell’Impero quale poco a sud di Shanghai nella città di Chekiang. In questa città si fecero sforzi per rinnovare l’arte paesaggistica ispirandosi al passato ma con la sensibilità dei contemporanei. Invece l’impero Ming fu praticamente l’apogeo per la Ceramica con un grande florilegio di colori ( spesso il blu ). Tuttavia la secolare attitudine a rinnovare il passato senza creare un “futuro” artistico diventò il più grosso limite per l’arte cinese che non sviluppò altre “strade” di espressione alla stessa maniera degli europei che invece ruppero progressivamente con le secolari scuole a vantaggio di alternative sviluppate da personali maturazioni psicologiche e ideologiche dei singoli artisti. In Cina ancora gli artisti non “osarono” di proporre nuovi concetti nel declinante Impero Celeste. I cinesi ammirarono le rivoluzioni artistiche in Europa e ben presto sorsero centri di elaborazione dell’arte europea ma la produzione artistica “alternativa” fu sostanzialmente emarginata dalla classe dirigente per molto tempo anche in epoca maoista dove il regime sostanzialmente imitò il realismo socialista di origine sovietica in modo scolastico e senza quella peculiare fase di laboratorio artistico del periodo della NEP prima dell’era stalinista. Soltanto negli ultimi 15-20 anni l’arte cinese sta prendendo strade proprie di elaborazione artistica sopratutto dallo stabilimento 798 divenuto oggi la Mecca dell’arte moderna cinese. Tuttavia la produzione artistica deve ancora fare i conti con la censura politica e con la tendenza da parte del regime a rievocare i fasti del passato imperiale imitando forme d’arte del periodo in nome della “continuità” . La Storia dell’Arte Cinese dimostra come la Cina non ha fatto altro che seguire il detto di Tomasi di Lampedusa “Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente” poichè adottare il passato rinnovandolo risponde alla più antica paura dei cinesi quale il Caos che, mentre in Occidente è annuncio di un nuovo Cosmo,in Cina è la Distruzione ritenuta dannosa e foriera di morte, Divisione e Diseguaglianza. Non è un caso appunto che il proposito attuale del PCC ( Partito Comunista Cinese ) sia la difesa della “società armoniosa” che non è altro che,(concetto non dichiarato perchè non accettato dalla Dottrina del Partito ) il concetto confuciano della difesa della Tradizione a scopo di avvicinarsi ad una Età dell’Oro degli antichi imperatori cinesi semileggendari disprezzando ogni forma di contemporaneità ritenuta sempre una corruzione di antiche virtù sociali,politiche e artistiche.

Gabriele Suma