set 22, 2017 - Notizie    6 Comments

La Croce fra le risaie

La religione per secoli ha assunto una chiara funzione di influenza politica e controllo sociale. La Storia è ricca di esempi . Il monoteismo è particolarmente adatto allo scopo per il suo carattere di gerarchizzazione e centralizzazione del potere a favore di istituti di governo monarchici o autoritari. I sovrani, elevandosi a vicari, guadagnavano potenti strumenti di direzione dei popoli garantendosi una certa stabilità del potere garantito dalla sacralizzazione in misura migliore che nel politeismo. Costantino lo comprese già meglio di chiunque altro quando, per la prima volta, fuse la tradizionale carica religiosa del Ponteficex Maximus con la carica politica dell’Imperatore facendosi difensore della religione cristiana. In tal guisa la religione poteva offrire la giustificazione e sostegno per politiche di espansione territoriale specie contro realtà caratterizzate da altre forme di religione secondo i criteri della “guerra santa” oppure di “salvazione” con supposte campagne di evangelizzazione.

Gli esempi storici sono molti ma non sempre conosciuti al di fuori della letteratura storiografica specializzata. Riportano, ad esempio, due situazioni avvenute in circostanze unite dal tentativo delle nazioni europee nella prima fase di colonizzazione su scala globale nel sud-est asiatico a spese di due paesi quali la Cambogia e il Siam con il pretesto della religione.

Nella penisola indocinese si sono verificati tentativi di influenza politica da parte degli spagnoli in Cambogia e di cristianizzazione del Siam da parte della Francia in due distinti ma ravvicinati tempi a cavallo fra il XVI e il XVII secolo. Siam ( attuale Thailandia ) e Cambogia erano antichi regni gelosissimi della propria indipendenza e talvolta anche in conflitto fra loro per secoli. Entrambi i regni, in momenti diversi, erano stati anche formalmente vassalli dell’Impero Cinese. L’espansione islamica, pur dilagando rapidamente nell’arcipelago indonesiano, non coinvolse con successo anche i due regni indocinesi che hanno conservato peculiari identità religiose e culturali molto complesse. La penisola indocinese, caratterizzata da notevole frammentazione etnica,culturale e pure linguistica divenne oggetto di interesse da parte delle potenze europee desiderose di creare delle basi commerciali all’interno di una rete di scambi con il Celeste Impero e con le realtà politiche dell’arcipelago indonesiano. La Cambogia divenne alla fine del XVI secolo luogo di opportunità per avventurieri quando il regno iniziò a ricercare sostegno straniero contro il bellicoso Siam. Il re Satha Mahindharaja aveva reclutato mercenari spagnoli e portoghesi per la propria protezione.

La Cambogia richiese pure l’intervento spagnolo in cambio di importanti concessioni commerciali. La Spagna ufficialmente non mostrò interesse a riguardo ma la situazione iniziava ad apparire favorevole per un vero e proprio colpo di stato nel regno dall’interno. La guerra contro l’aggressivo Siam era in corso e l’andamento sfavorevole indeboliva la monarchia cambogiana che non poteva più fare a meno dei pretoriani stranieri. Un gruppo di individui ambiziosi e pronti a tutti decisero di cogliere l’occasione. I protagonisti erano individui che avevano superato numerose situazioni pericolose in precedenza , dunque forti dell’esperienza sulla realtà del posto. La conoscenza accumulata permetteva ad essi di muoversi nel momento di più grave crisi quando la Cambogia venne occupata dai siamesi. Il più intraprendente era Gregorio Vargas Machuca che ebbe l’idea di farsi passare per un ambasciatore del re cambogiano in fuga chiedendo alla Spagna di intervenire a difesa della Cambogia. Vargas propose al governo spagnolo l’opportunità di cristianizzare il paese e sottometterlo alla corona di Madrid.

La Spagna rispose con l’invio di piccole squadre navali di spedizione con esiti disastrosi per le terribili condizioni del mare del sud-est asiatico. Il comandante di una delle spedizioni, il portoghese Diego Veloso, si ritrovò con la Cambogia liberata dagli occupanti siamesi ma governata da un usurpatore conosciuto come Chung Prei. Egli volle i superstiti della spedizione al suo servizio come mercenari. Gli europei, spagnoli e portoghesi, dimostrarono un atteggiamento violento nei confronti della comunità cinese residente a Phnom Pehn un tempo capitale della vecchia monarchia ( la nuova capitale scelta dall’usurpatore era Srei Santhor ).

La situazione spinse gli europei a tentare un brutale colpo di stato contro Chung Prei. La superiorità delle armi europee e la mancanza di scrupoli di Veloso prevalsero con esito nell’uccisione dell’usurpatore e notevoli danni nella sua capitale.

Gli avventurieri, pur vincitori, rifiutarono di diventare signori del paese ma optarono di mettere sul trono il figlio del legittimo sovrano, Chau Phnea Ton, come fantoccio ai loro ordini. Gli spagnoli persero presto il controllo del regno che si ribellò al sovrano imposto. Il governo spagnolo aveva tentato di mandare i missionari per eseguire conversioni incontrando decisa ostilità da parte della popolazione. Gli avventurieri chiesero l’intervento militare dalle Filippine spagnole ma anche stavolta le tempeste devastarono la squadra navale comandata da Luiz Dasmarinas appena dimesso dalla carica di governatore delle Filippine.

Il re fantoccio venne conseguentamente deposto e i suoi protettori furono costretti ad accettare il nuovo re Soryopor figlio del defunto usurpatore Chung Prei. Gli avventurieri cercarono di aizzare i malesi contro la Cambogia ma il loro tentativo fallì in modo assai cruento. Veloso perse la vita insieme alla maggior parte degli europei togliendo definitivamente ogni possibilità di colonizzazione del paese. La Cambogia evitò il dominio spagnolo ma subito dopo sarebbe precipitato in un altra ricorrente crisi interna per subire poi una relativa lunga egemonia siamese.

La storia del Siam ha numerosi contatti con quella della Birmania per secoli. Entrambe le nazioni si sono combattute con estrema ferocia sviluppando una particolare reciproca xenofobia che perdura tuttora. Nel XVII secolo il Siam godette di un periodo di splendore in seguito a spettacolari campagne militari sotto il regno di Naresuen detto “principe nero” siamese. Egli aveva sconfitto i birmani restituendo l’indipendenza al Siam dopo una lunga occupazione. Le circostanze favorirono l’ingresso di mercanti stranieri principalmente giapponesi di fede cattolica esuli dal Giappone appena riunificato e subito ermeticamente chiuso alle religioni straniere. I giapponesi riuscirono nel 1628 ad imporre sul trono Jett’a sotto il controllo dell’ambizioso primo ministro P’ya Sri Worawong. Il ministro depose due anni dopo il sovrano e si fece re con il titolo di Prasat T’ong ( re del palazzo d’oro ) e soffocò rapidamente la rivolta degli ex-alleati giapponesi. In seguito il Siam fu corteggiato a lungo dagli olandesi fino alla morte del’usurpatore. Il Siam entrò in una fase di grave instabilità interna fino a quando salì sul trono Narai che chiese aiuto alla Francia contro la crescente invadenza olandese. La Francia aveva sul posto il vescovo Lambert de la Motte titolare del vescovato di Beirut. La sua attività incontrò forte resistenza dei gesuiti e dei concorrenti spagnoli e portoghesi che erano presenti da molto più tempo. Lamber stabilì, dopo una serie di vicissitudini, la sede ad Auyt’ia ( capitale del regno ) dove ebbe modo di sviluppare la missione in relativa pace. Il re Narai dimostrò, in seguito, grande abilità nel mettere uni contro gli altri olandesi ed inglesi mantenendo sempre i più cordiali rapporti con i francesi. Negli ultimi anni del regno, Narai aumentò i contatti con la Francia fra il 1683 e il 1684 sfruttando l’atteggiamento dei gesuiti determinati a sostituirsi alla missione di Auyt’ia. Il Re Sole Luigi XIV credette di poter convertire al cattolicesimo il Siam ed inviò una grossa delegazione sotto la guida del nobile De Chaumont. Il re del Siam, Narai, accolse festosamente l’ambasceria ma respinse le questioni religiose. I gesuiti cercavano di installare in Siam agenti di propria fiducia e guadagnare alla Francia ampie concessioni commerciali come pure le località strategiche di Singora e Mergui. Inoltre i francesi stavano organizzando l’invio di truppe per occupare Bangkok in alternativa a Singora indipendentemente dall’esito delle trattative. La situazione precipitò con l’effettiva conquista di Bangkok che spinse Narai ad accettare pesanti condizioni da parte dei francesi. I gesuiti diedero subito battaglia ai missionari di Auyt’ia suscitando anche forti malumori nella popolazione locale profondamente irritata dall’acceso integralismo ed intolleranza religiosa che animava le lotte intestine fra i missionari.

Nel 1688 i siamesi colsero l’occasione offerta dall’agonia del sovrano Narai per attaccare i francesi residenti nella capitale. La morte di Narai comportò l’immediato abbandono delle posizioni conquistate. Il Siam assunse un atteggiamento decisamente xenofobo con conseguenti massacri di francesi residenti ancora nel regno. Nel 1690 Luigi XIV abbandonò ufficialmente ogni progetto di cristianizzare il Siam. Il Siam, da quel momento, divenne un regno “eremita”.

Siam e Cambogia sono stati due esempi significativi di come si svolgevano, in differenti fasi e tappe, i tentativi di fare uso della religione per guadagnare tesori tuttt’altro che spirituali. Il prezzo da pagare per indipendenza conquistata è molto alto come la recrudescenza ciclica di violenta xenofobia etnica e religiosa con esiti anche parecchio cruenti. I paesi “decolonizzati”, d’altra parte, hanno preso strade spesso protese verso tragiche parodie della modernizzazione di marca occidentale a spese di ampie parti delle popolazioni.

Il tragico esito della missione francese nel Siam insegna anche come sia ingiusto e pericoloso imporre le religioni di tipo monoteistico di fortissimo impatto sociale e culturale quasi livellante sulla ricchezza di simboli,usanze e “colori” delle società politeistiche. Il livellamento e la semplificazione della realtà da parte di dottrine monoteistiche comportano fenomeni di distruttivo sradicamento identitario e annullamento della dimensione privata ed individuale nella massa. Il cristianesimo, per la sua natura olistica e anticulturale, curiosamente sta avendo maggiore fortuna in Corea del Sud dove la massificazione unita al declino del bagaglio culturale tradizionale ( inseguito alle guerre e alle occupazioni straniere ) sta spingendo i coreani a ricercare nella religione un sistema di punti di riferimento stabile che i culti tradizionali sempre meno riescono ad offrire specialmente per i più giovani.

L’ironia della Storia fa sì che la religione del XIX secolo ora non è più strumento dell”imperialismo” ma rifugio e veicolo di reazione, dal basso e in modo caotico, all’imperialismo rappresentato dal vuoto generato proprio dall’ eccesso di individualismo con accusa alla “società dei consumi” e tutto ciò che è collegato.

GABRIELE SUMA

6 Comments

  • Caro Gabriele, riesci sempre a stupirmi con i tuoi articoli, ho trovato interessante l’analisi da te fatta sotto il profilo della religione.

    • sono molto lieto del tuo giudizio e spero che siano sempre di tuo gradimento i prossimi articoli che scriverò a breve.

  • Non è solo un problema asiatico unire la propria coscienza di nazione soprattutto,e anche di popolo sino alla percezione di sè come parte degli stessi ad eventi e a persone che noi occidentali figli dell’illuminismo(sempre comunque quando ci torna comodo) definiremmo di assoluta natura criminale.Bisogna sempre tenere presente questo quando poniamo la nostra attenzione ai fatti attuali dell’estremo oriente.

    • “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis” lo disse Cicerone appunto. Il passato insegna come il presente non è altro che il ripetersi della medesima commedia sotto altre maschere e vesti.

  • Sono d’accordo.Purtroppo il latino non lo sa quasi più nessuno e nessuno pare voglia intenderlo.

    • Cicerone voleva intendere che la Storia è la suprema maestra di vita ma la Storia si ripete se stessa perchè si commettono le stesse azioni che la natura umana determina nonostante i mutamenti tecnologici e sociali.

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