La guerra franco-spagnola nel Tarantino
La Puglia nel XVI secolo era teatro di aspre contese fra le maggiori potenze del Mediterraneo per la posizione strategica fra i Balcani e il centro dell’antico Mare Nostrum. La posizione permetteva agevole transito di rotte commerciali e militari verso l’Oriente. Taranto era uno dei porti più importanti dal punto di vista politico e militare , dunque dotata di fortificazioni e guarnigioni da secoli. La caduta dell’Impero Romano d’Occidente comportò il declino della città che fu oggetto di lunghi periodi di trascuratezza ed abbandono sopratutto sotto la dominazione bizantina. Il mezzogiorno alla fine del ’400 era stato invaso da forze militari congiunte della Francia e Spagna in seguito alla chiamata del Papa Alessandro VI Borgia. Roma usò come pretesto la mancata unione dinastica fra i Borgia e i Trastamara di Napoli. L’ultimo re di Aragona di Napoli fu Ferrante, che abbandonò ben presto il Trono per fuggire in Francia lasciando il Duca di Calabria e suo Erede Ferdinando nel Tarantino rimasto ultimo territorio non ancora perduto. Gli spagnoli giunsero per primi nelle vicinanze della città il 16 settembre 1501 ed iniziarono a stringerla d’assedio in attesa dei francesi. Il Duca di Calabria non accettò la resa nonostante il collasso del Regno e continuò ad organizzare la difesa anche di altre fortezze e città poste sotto assedio in tutta la Puglia in particolare Gallipoli. I francesi, sulla strada, occuparono Altamura e Corato che sarebbero dovuti essere nella sfera di influenza spagnola suscitando i primi attriti con gli alleati. Taranto,frattanto, aveva già conosciuto recenti episodi bellici nella guerra scatenata da Carlo VIII che sconvolse l’intero assetto politico dell’Italia e gli equilibri stessi dell’Europa. Gli aragonesi avevano affrontato i francesi avendo come alleati i futuri nemici ( papalini e veneziani ). Taranto, all’inizio, si arrese subito all’armata francese di invasione e si difese strenuamente contro molti attacchi da parte veneziana ed aragonese sopratutto dal versante marino. Le artiglierie navali erano ancora ai primordi e le difese ancora molto robuste pur ancora di tipo antiquato ( uno stadio di transizione dalle mura alte e merlate ai bastioni bassi e spigolosi ). La città resistette a lungo anche per il fatto che Taranto apparteneva alla corona per i legami dinastici con l’antico Principato di Taranto,dunque con timore di severe rappresaglie. Taranto, nel 1496, chiese addirittura di entrare a far parte della Repubblica di Venezia ma la ritirata repentina della guarnigione francese comportò la conseguente rapida resa della piazza alle truppe aragonesi. I Trastamara decisero di perdonare il tradimento e stabilìrono l’amnistia e privilegi fiscali. Taranto aveva dimostrato di essere una roccaforte di grande importanza grazie a notevoli riforme strutturali effettuate da Francesco di Giorgio Martini, Ciro Ciri, Matteo Crispano ed Andrea Passante nel periodo successivo al Massacro di Otranto. I turchi e pirati africani infatti depredavano le coste pugliesi imponendo alla corona aragonese la difesa con un articolato sistema di torri e fortezze sorte sopratutto sulle fondamenta di fortezze precedenti di costruzione bizantina o federiciana.
Il Castello di Taranto era munito da Bastioni di grandi proporzioni dalla forma rotonda con parapetti merlati che venivano “battezzati”S.Angelo,S.Lorenzo,S.Cristofalo e Annunziata. Il cuore delle fortificazioni era protetto tutto intorno da fossati in collegamento diretto con i due mari e comunicava con la terraferma continentale dai due ponti levatoi Ponte dell’Avanzata e Ponte de Soccorso rispettivamente per la città e per la strada aperta verso est. Durante l’assedio franco-spagnolo i papalini disseminarono discordia e diserzioni nel contingente assediante per le ambizioni personali del Duca di Valentinois, Cesare Borgia, interessato a reclutare truppe straniere per sottomettere l’Italia Centrale. Oltre a ciò, i francesi tentarono di dissuadere il Duca di Calabria a cedere la fortezza tramite il re deposto ( ed in esilio in Francia ) ma alla fine gli spagnoli prevalsero senza spargimento di sangue corrompendo nel modo migliore il difensore della piazza il 1 Marzo del 1502.. I francesi, indignati, tornarono in forze l’anno successivo con un potente esercito guerreggiando direttamente con gli spagnoli ed occuparono gran parte della Puglia tranne alcune fortezze fra cui proprio Taranto. Entrambi gli eserciti si dissanguarono lentamente con interminabili scaramucce evitando le battaglie campali. I francesi, meno disciplinati e peggio pagati, diventarono presto oggetto di odio da parte della popolazione locale. Le rivolte anti-francesi,manipolate anche dagli spagnoli, costrinsero i francesi a ritirarsi specie in seguito alla grande insurrezione di Castellaneta il 12 febbraio 1503. Infine gli spagnoli batterono definitivamente i cugini d’oltralpe a Cerignola il 28 aprile dello stesso anno. Taranto rimase saldamente in mano spagnola e molestata solo da continue incursioni corsare dei francesi ai danni di masserie e coste. L’artiglieria del castello pur risalente al periodo aragonese, era in grado di rendere impossibile ogni tentativo di assalto via terraferma e rischioso l’embargo via mare ( inoltre tentativi di sbarco furono sempre stroncati con relativa facilità ). Dopo la guerra Taranto, da vitale centro di comunicazioni, perse progressivamente importanza, in seguito anche a grandi avvenimenti geopolitici fra cui il declino del Mediterraneo per le Americhe. La guarnigione fu notevolmente ridotta e costituita da personale militare di provenienza locale ( con famiglie appresso ) con degrado generale delle difese fino al punto da permettere uno stabile insediamento di pirati turchi nelle isole S.Paolo e S.Pietro a poca distanza dalla città. Il declino fu tale che dal 1573 Tiburzio Spannocchi propose per la prima volta di creare una base navale militare nel Mar Piccolo e un nuovo e poderoso sistema difensivo basato sulle più moderne concezioni ingegneristiche dell’epoca. Il progetto in sé fu scartato. Dalla fine del ’500 si era aperta una nuova epoca di successive riforme del Castello definendo i lineamenti generali che sarebbero rimasti poi inalterati per quasi 300 anni successivi. Nonostante la scarsa guarnigione e il malgoverno che avrebbe caratterizzato l’amministrazione della Piazza, Taranto avrebbe ripreso lo status di “regina dei due mari” quando tornerà ad essere tenuta in seria considerazione proprio da antichi amici-nemici di sempre: i francesi.
GABRIELE SUMA.