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ago 10, 2015 - Notizie    5 Comments

La Cultura e il Futuro

l’articolo in sezione Cultura ( pp 32 11/08/2015 ) è intitolato “partite da Dostoevskij” può essere fuorviante sull’intento originario del soggetto dell’intervista del Presidente Mattarella. Egli, illustrando alcuni capisaldi del classico pensiero cattolico e liberale, sottolineava come basilari della formazione dei giovani i principi della democrazia,libertà,autonomia del pensiero. La digressione si conclude difatti con un esortazione “potrei ripetere, con molto rispetto per le scelte di ciascuno, ( … ) i libri sono un giacimento sterminato per comprendere la vita ed attraversarla”. Queste parole sono cariche di sincerità e forza etica non sempre ritrovabili nei discorsi di personalità politiche. I giovani sono indiscutibilmente la risorsa sul quale un Paese scommette il proprio futuro e l’esortazione ad arricchire il bagaglio culturale per affrontare il futuro ricco di sfide ignote alle precedenti generazioni arriva dalla classe dirigente che sta iniziando a prendere coscienza di gravi problemi rimasti irrisolti e accumulati. Le parole dell’On.Mattarella potrebbero essere lette come un ammissione della progressiva trascuratezza della formazione umanistica che dovrebbe essere piuttosto la base fondamentale degli studi dei futuri cittadini dell’Italia e del Mondo. La trascuratezza è derivata da ragioni storiche,culturali e sociali troppo numerose e varie per essere espresse in questa sede ma uno degli elementi più decisivi per l’attuale situazione è la difficoltà ad abbinare nella vita pratica la ricchezza della mente e la ricchezza materiale poiché la mente e il corpo per nutrirsi hanno bisogno di materiali mezzi che non sempre sono gli stessi per tutti. In tale caso l’arricchimento culturale comporta un costo che può essere troppo elevato per chi desidera avere accesso al “sale del sapere” quali libri,DVDs..materiali di altro genere. In tal guisa il nobile principio dell’Uguaglianza è sul piano reale infranto e l’accesso alla cultura rimane ancora aperto solo ad una parte della comunità. La diseguaglianza del sapere è resa più atroce dalla brutale constatazione che la preparazione culturale non coincide il più delle volte con i ruoli rivestiti nella società con la conseguenza che la meritocrazia fondata sulla preparazione etica è quasi inesistente. Il crescente richiamo all’etica e alla morale nei comportamenti pubblici tuttavia non deve essere confusa con l’uso strumentale di essi con i rischi che ne derivano in base proprio a ciò che la Storia ci insegna. Il ricordo di tali rischi di Tirannia Illuminata può essere conservato soltanto se un intera generazione viene informata ed abituata a informarsi da sé senza alcuna forma di controllo. Il libero ed autonomo uso delle informazioni è in fin dei conti ciò che è nelle parole del Presidente Mattarella sopracitati.

 Non si deve rimanere indifferenti al completo abbandono del patrimonio culturale ed artistico e la classe dirigente nel suo complesso si vede promuovere idee fra loro contrastanti: “la cultura non è una cosa che si mangia” e “libri sono il pane dell’anima”. Tutti i giorni i Media battono sul concetto sempre più pervasivo e pericoloso sui giovani che la formazione culturale sopratutto dei licei classici porta disoccupazione e si reclama più formazione tecnica scientifica a discapito appunto della formazione umanistica. La pressione massmediatica sta dando i suoi primi frutti con l’inizio del decadere delle iscrizione ai Licei Classici. La formazione umanistica ha sì il suo difetto che non è accettabile ai moderni tecnocrati : allena la mente a farsi proprie tesi. Questo difetto rende, in teoria, gli uomini cittadini liberi dal condizionamento esterno. in una Nazione alla deriva ? Dostoevskij offre molti modi di dire ma per i datori di lavoro Dostoevskij è una cosa che non si mangia. I giovani possono dire “ho letto Dostoevskij” ma il datore di lavoro chiederebbe“hai fatto precedenti esperienze lavorative prima di venire qui?”.

 C’è ancora tempo per fermare il declino ma deve essere fatta in maniera piena e consapevole l’ammissione di responsabilità e colpe da parte di tutte le parti della società anche se si tratta di una sfida che impone sacrifici enormi e risultati non apprezzabili in tempi brevi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        GABRIELE SUMA