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mar 11, 2020 - Notizie    13 Comments

Nilo e Magia

Fin da quando l’Uomo ha acquisito il potere del fuoco nella notte dei tempi, la magia lo ha accompagnato nella costruzione della civiltà. Le paure per l’ignoto, le incertezze per il futuro e le continue minacce venivano domate ed allontanate grazie ad interventi di forze soprannaturali, evocate da uomini e donne che donarono la loro vita ad esse sia in senso figurato che materiale. Millenni hanno poi finito per separare la magia dalla religione pur essendo fra loro costantemente legate da rituali e funzioni simili. La principale cesura di divisione fu il consolidarsi del potere dei sacerdoti, discendenti degli sciamani tribali nel momento stesso in cui si stabilirono in modo permanente gli insediamenti.

L’antropomorfizzazione delle forze soprannaturali e la nascita della vita urbana fecero sì che la Natura diventasse così un’ombra dietro ai simboli del potere. Il bisogno degli uomini di esorcizzare le paure determinò la trasformazione delle forze naturali in qualcosa di indefinito ma carico di potenza paragonabile al divino. Le forze demoniache però non erano malvagie, anzi piuttosto fondamentali per supportare gli affanni della vita quotidiana dei cittadini, tutti impegnati nel mantenere in vita la propria società.

Quasi tremila anni fa, sulle rive del Nilo, culla della civiltà delle Piramidi presero forma delle pratiche a difesa di singoli individui all’interno della comunità sviluppatesi lungo il nastro liquido e profondo scaturito dalle profondità del continente africano. Un complesso di quotidiani rituali propiziatori senza una vera casta sacerdotale, quindi non riconosciuti dal potere ma messi in atto con la medesima intensità con cui venerano le divinità nascoste dietro il sacerdozio che si interponeva in mezzo fra essi e i fedeli come una barriera.

Si rinvengono fra le millenarie sabbie testimonianze sul culto di Imhotep.

Intorno ad esso aleggiano leggende, le stesse che avvolgono nella nebbia della Storia anche molti culti simili del Mediterraneo, in particolare riguardo Dionisio. Imhotep inizia ad essere citato per la prima volta sotto il regno di Tosorthros ( Zoser ), per il quale fu costruito l’antenato delle moderne ciclopiche piramidi che tutti conosciamo. Dalle testimonianze lasciate da testi ricchi di geroglifici si riteneva fosse un individuo eccezionale, mai morto ma piuttosto elevato al cielo ( vi ricorda qualcosa ? ). I testi lo descrivono come formidabile architetto ma anche esperto medico e nello stesso tempo sciamano, capace di dominare le leggi della Natura con il proprio volere.

Le sue immense capacità permisero la costruzione del leggendario Santuario di Memphis che divenne il primo laboratorio e centro di assistenza medica della Storia. I greci identificarono lui come pari ad Asclepio,divinità delle arti mediche.  Egli trasmetteva ai suoi discepoli il potere della guarigione attraverso la dea Sekhmet.  Fra gli interni del Santuario era venerata la donna dalla testa di un leone, capace di determinare chi doveva sopravvivere sia in pace che in guerra, per un coccodrillo oppure per spada. Imhotep era il suo canale, il mago mortale nel corpo ma immortale nel destino.

Dalle leggende di Memphis si moltiplicarono pratiche divinatorie e propiziatorie per andare oltre la linea della vita, a contatto con i morti tramite i negromanti ed oracoli.  Esistono numerose tracce documentate di suppliche e richieste nei loro confronti, in particolare sotto il regno di Ramses III ( ventesima dinastia, circa 1200 anni avanti Cristo ). Si trattava di “lettere per i morti”, una vasta produzione di documenti che attestano la diffusa credenza nella capacità di governare forze misteriose laddove il sacerdozio ufficiale non entrava in merito,preso com’era per bisogni più urgenti dell’amministrazione dello Stato.

Le forze entravano in oggetti appositi dandone quel potere definito Heka che potrebbe richiamare alla mente l’attuale credenza nipponica nella essenza divina negli oggetti ancora oggi nel pieno dell’era della tecnologia.

Alle lettere ai morti si è ispirato poi Lovecraft che, con tipico piglio di un genio, ha reinterpretato la vasta letteratura negromantica in qualcosa di diverso ma nello stesso tempo così mirabilmente affine all’originale senso di mistero e sentimento reverenziale che la caratterizzava. Dalle pagine moderne di un incompreso, al suo tempo, creatore di abissi e feroci divinità era nato il celebre Necronomicon.  Un colpo mirabile di fantasia trasformatosi in qualcosa di autentico e vivo ben oltre la penna del suo autore plasmando e infestando la memoria collettiva. Il celebre Libro dei Morti, rilegato di pelle umana e scritto da un arabo impazzito, ancora è custodito nella tenebrosa Arkham che, non casualmente, è casa di una autentica divinità moderna dell’Immaginario quale Batman, così come Imhotep “visse” nella memoria del suo tempo fra le pieghe del tempo vergate da geroglifici.

GABRIELE SUMA