dic 1, 2012 - Notizie    1 Comment

Il Corpo dei Giannizzeri

I giannizzeri erano l’elite dell’esercito imperiale ottomano. Essi erano un corpo permanente ancora prima che gli eserciti permanenti divenissero una realtà comune in Europa. Le truppe erano pagate e venivano pensionate a 45 anni. Il servizio non consentiva il matrimonio ed erano proibiti svaghi di ogni genere. L’arma principale consisteva nel moschetto e nell’arco. A differenza di altri eserciti dell’epoca i giannizeri non usavano le picche ma erano accettate nella dotazione ordinaria alabarde ed asce. La forza era strutturata in tre divisioni a loro volta costituite di 196 compagnie. Ogni compagnia era formata da un numero di combattenti che variava molto a seconda delle circostanze ma in media comprendeva 500 uomini. Le compagnie erano denominate Orta e ogni compagnia veniva guidata dal Corbac corrispondente al grado di colonnello. Il corbac era assistito da 6 ufficiali mentre la caserma era gestita dall’Odabasi ( grado tenente ) e il commissario per la logistica era l’Ascibasi ( letteralmente “cuoco” ). L’Ascibasi era anche esecutore di pene disciplinari e boia stesso. Al di sopra dei corbac vi era il comandante generale del Corpo dei Giannizzeri denominato Agha. Il comandante inviava ordini al generale di divisione denominato Kul Kahya. Esisteva una sorta di “accademia” curata dal Segretario del Corpo denominato Yeniceri Katip che svolgeva le attività di istruzione ed addestramento a livello organizzativo generale di 34 compagnie di riserva. Una figura prestigiosa e rispettata era l’Atescibasi ( letteralmente capo cuoco ) che assumeva la funzione di Cancelliere e Furiere.

Il vessillo del Corpo aveva colori gialli e rossi con il Zulfikar ( un immagine di una scimitarra adornata ) al centro ma quando c’era il Sultano al comando veniva anche usato lo Stendardo del Profeta di colore verde ( oppure nero ). Le compagnie alla loro volta presentavano simboli propri alla sommità dei vessilli come cammello,elefante,leone,falco. Oltre ad animali anche strumenti come ancora,arco e chiavi. L’Agha aveva un proprio portastendardo che recava su un asta con una sfera dorata e code di cavallo: un antica reminiscenza delle radici nomadi dei turchi.

Le caserme erano dei veri e propri “monasteri” per dimensioni e rigore delle condizioni di servizio, un’ eccezione rispetto alla tendenza diffusa nel resto di europa di alloggiare gli eserciti nei quartieri urbani. Inoltre le caserme erano provviste di propria moschea e anche di vere e proprie fabbriche per oggetti di uso quotidiano espressamente per i giannizzeri. Precisi canali di approvvigionamento fornivano generi alimentari quali carne e biscotti.

L’esercito ottomano era definito come Ordu che indicava anche l’accampamento,organizzato,  quasi come un accampamento romano. Vi era appunto un centro con la  grande Tenda del Sultano e da lì si irradiava geometricamente un sistema di vie. Ogni settore era fornito di tutti i servizi necessari, dalla tenda per abluzioni rituali alla latrina.  I giannizzeri marciavano in ordine e spesso erano accompagnati da gruppi di cavalleria tartara che si occupava di rifornimenti sul posto,preda bellica e sorveglianza delle salmerie. I giannizzeri non ebbero mai reparti di cavalleria e i cavalli erano uso esclusivo dei comandanti.

Le manovre sul campo venivano organizzate tramite grandi tamburi e cimbali che avevano anche funzione di terrorizzare il nemico con suoni cupi, ritmici e minacciosi. I tamburi erano anche usati per ordinare l’installazione o lo smantellamento dell’accampamento che veniva eseguito velocemente ma in modo sempre organizzato. I cammelli erano molto usati per il trasporto di munizioni e inoltre si organizzavano lunghissime linee di carriaggi per il grano mentre i cannoni venivano faticosamente sospinti da bufali o buoi. Erano al seguito anche agnelli e oche per l’alimentazione a base di carne.

I giannizzeri al di fuori delle campagne e della rigorosa disciplina, venivano anche allietati da spettacoli eseguiti con fantocci organizzati da unità detta Meydan Orta presenti in ogni compagnia. La prostituzione era severamente punita e dunque c’era l’usanza che un certo numero di cadetti ( maschi ) di particolare bellezza eseguivano i  compiti delle prostitute ( in pratica una sorta di omosesualità tollerata in caserma e i “femminielli” erano definiti Acemioglans ). I prostituti però erano anche agenti della polizia militare ed eseguivano compiti di pattuglia notturna in aree urbane ed erano particolarmente detestati dalla società. I giannizzeri in generale intervenivano nelle attività di mercato sulle piazze per contrastare truffe e raggiri e sorvegliavano le prigioni e fortezze. Le fortezze avevano una guarnigione solitamente di 50 giannizeri assistiti da una trentina di ausiliari ed  erano il principale strumento per i governatori locali per reprimere le rivolte in loco. Tuttavia i giannizzeri erano anche essi particolarmente riottosi se non venivano pagati e solitamente tendevano a bruciare quartieri o persino città e gli ammutinamenti erano la norma dal ’600 in poi.

I giannizzeri erano anche impiegati a difesa delle basi marittime nel quartiere di Galata a nord di Istanbul e a Gallipoli.Essi venivano anche impiegati sulle navi e partecipavano attivamente nelle battaglie navali come a Lepanto nel 1571.

Il corpo verrà sciolto definitivamente nel 1826 da Mahmud II dopo una lunga epoca di decadenza del corpo stesso che dal ’600 in poi assunse sempre più privilegi di guardia pretoriana  sfruttando i frequenti deboli sultani ,spesso anche deboli di mente per i lunghi periodi di isolamento in una torre dove venivano costretti da altri sultani che li avevano rovesciati. Una decadenza che insegna come gli imperi vanno in rovina quando il potere militare finisce per prevaricare le istituzioni,al venir meno di opportunità di guerre e conquiste. Inoltre gli imperi sono inevitabilmente condannati al declino perchè il dominio lo si conquista con le armi e lo si mantiene con le armi e delle armi così si finisce per non farne più a meno divenute esse stesse simbolo e cardine dell’impero edificato.

GABRIELE SUMA

 

1 Comment

  • Sulla storia del Corpo del Giannizzeri troverete molto interessante il romanzo “L’albero dei Giannizzeri” di Jason Goodwin, che ne descrive bene le origini e l’ispirazione religiosa. In breve, si trattava per lo più di prigionieri o giovani rapiti nelle regioni balcaniche conquistate e convertiti all’Islam più o meno spontaneamente. Svilupparono in particolare un’interpretazione eretica del Corano (c.d. Karagozi) permeata di residui cristiani occidentali (es. uso di alcool, raffigurazione della divinità), poco tollerata dalle autorità e pertanto organizzatasi come società segreta.

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