ott 6, 2016 - Notizie    5 Comments

La Trireme di Falanto

Sebbene il golfo di Taranto sia per la maggior parte sprovvisto di porti naturali. Taranto dispone tuttavia di un porto assai grande ed eccellente, del perimetro di 100 stadi ( circa 17 chilometri ), chiuso da un gran ponte. La parte più interna del porto forma un istmo col mare esterno, di modo che la città è situata su una penisola e le imbarcazioni sono trasportate facilmente per terra da una parte all’altra, dal momento che il collo dell’istmo è poco elevato.

Strabone così descriveva il porto di Taranto nella serie di libri denominata Geografica ( εωγραφικά ) scritta e pubblicata agli inizi dell’età imperiale ( periodo da Ottaviano a Tiberio ). Taranto era stata definitivamente inglobata nel vasto dominio romano quasi due secoli prima nel 272 a.c. L’antica Polis evitò la distruzione accettando la sottomissione sotto forma di una alleanza che le conservava una certa autonomia al prezzo dell’indipendenza e di un saccheggio dei suoi ori e del patrimonio artistico e culturale come il prestigioso Eracle di Lisippo collocato come trofeo nel Campidoglio a Roma dal vincitore Fabio Massimo.

Taranto,all’epoca di Strabone, era la seconda città più importante dell’area allora conosciuta come Iapigia dopo Brindisi. Il Ginnasio e la buona posizione rendevano la città una sede molto apprezzata. Il porto fu anche scenario della sosta effettuata dalla flotta di Cleopatra che accompagnava Marcantonio e anche di un incontro ufficiale con conseguente accordo scritto fra Ottaviano e Marcantonio nel 38 a.c.

Taranto, prima della conquista romana, non aveva solo sviluppato un grandioso porto ma anche, si presume, fra le righe di Storia della Sicilia e della Magna Grecia di Ettore Pais, importanti collegamenti terrestri fino alla Campania. Il dibattito invece su un presunto commercio diretto fra etruschi e l’area Apulia prima delle conquiste romane rimane ancora aperto poiché sono state ricavate notizie di merci di fattura turrenixoi nel V sec a.c nel tempio di Apollo a Delo.

Riguardo al commercio marittimo, Taranto si era sviluppata per il suo primario ruolo di tappa in un articolato sistema di cabotaggio a scopo di fornire acqua potabile e occasione di smercio al naviglio mercantile di passaggio per le coste ioniche fino alla Sicilia. Inoltre esistono testimonianze archeologiche di collegamenti con Rodi e persino con l’Egitto in seguito al ritrovamento in loco di scaraboidi di collana in pietra talcoide di fattura greca a Naucrati ed alabastra e profumiegiziani. Il rapido sviluppo comportò l’introduzione della moneta verso la fine del VI sec a.c.

La Polis lacedemone,in seguito, subì un durissimo colpo con la sconfitta militare contro messapi e peuceti ma gli eventi militari comportarono importanti mutamenti sociali. L’antica classe aristocratica gnorimoi era stata decimata dalla guerra poiché era la fonte primaria di reclutamento degli opliti base fondamentale degli eserciti di tipo greco. Il processo storico favorì l’avvento del regime democratico più marcatamente incline al commercio e alla produzione fino alla caduta della Polis. Il regime democratico ha continuato ad esercitare influenza politica con la diplomazia e con la guerra sopratutto con instaurazione di colonie come Herakleia presso l’odierna Policoro. Taranto ha sopperito alla diminuita potenza su terra con l’accrescimento di quella navale. Come ad Atene i cittadini liberi costituivano l’equipaggio delle navi pur essendo Atene la principale avversaria ed alternativa ideologica della nativa Sparta nella Guerra del Peloponneso.

Lo sviluppo del commercio e della “borghesia” determino’ l’inurbamento delle campagne oltre gli antichi confini della Polis con una stabile fonte di reclutamento per il Porto e per la Marina. Il porto militare si era sviluppato presso area identificabile nell’attuale Villa Pepe dell’arcivescovo Capecelatro. Il sistema era costituito da un insieme di molte strutture fortificate in opera quadrata. L’intensa attività commerciale ebbe termine quando i romani smantellarono il sistema e tolsero alla Città dei Due Mari il suo ruolo di porta dell’Oriente in maniera definitiva, dopo la conquista e sottomissione. In seguito alla fondazione della colonia di Brindisi nel 244 a.C. Taranto conserverà ancora la sua importanza e un posto nel mondo romano ma non riuscirà mai più a sostituirsi a Bari e a Brindisi.

Rinvenimenti archeologici che testimonino la potenza navale tarantina dimostrata nel celebre episodio di scaramuccia navale con esito vittorioso contro dieci navi romane nel 282 a.C sono purtroppo scarsi rispetto al maggiore quantitativo di materiale di riferimento alle attività commerciali nella zona.

Uno dei ritrovamenti tuttavia più importanti nella zona marittima presso Taranto riguardante un battello espressamente militare e non romano è stato quello presso Maruggio sulla costa a est di Taranto fra Pulsano e S. Pietro in Bevagna. Nell’area interessata esisteva, secondo alcune ipotesi più accreditate, un importante scalo per il commercio del vino e le navi potevano essere anche trasportate via terra lungo l’appennino calabro-lucano in andata e ritorno in base. Un’area dunque di rilevante importanza economica e strategica che giustificava la presenza di navi militari come scorta contro la pirateria. Il ritrovamento avvenne nel lontano 1965 e i resti del battello vennero studiati e descritti con minunzia dall’archeologa Anna Marguerite McCann che pubblicò il resoconto nel 1972 su la rivista Archeology. I resti sono sommariamente tre ancore di tipo ateniese ( specificamente ancore per triremi ) . Al battello, datato circa alla metà del IV secolo a.C fu dato il nome di Relitto della Madonnina in onore della vicina cappella di Maria SS. Dell’Altomare situata presso un antico sito archeologico del VI secolo a.c. Le ancore sono state confermate di tipo espressamente ateniese in base al ritrovamento di ancore dello stesso tipo presso Citera in Grecia nel 1993 da parte del Dott.Kourkoumelis.

Il ritrovamento di ancore di tipo “ateniese” accende tuttora un vivace dibattito poiché Taranto nel IV secolo era spartana e fieramente anti ateniese e disponeva di una propria flotta abbastanza potente da poter dare supporto alla Polis di Napoli contro Roma nel 327 a.C. Le triremi erano le navi militari più potenti nel Mediterraneo all’epoca. L’arma principale era l’Embolos ( rostro ) per speronare e affondare le navi nemiche. I rematori di livello più basso erano chiamati “thalamites” perchè remavano tramite portelli denominati appunto thalamitai che erano protetti dall’acqua da una guaina in pelle chiamata akoma. I rematori del livello superiore prendono il nome dal termine zygon che significa “banco di rematore” ed essi remavano tramite delle casse particolari chiamate perexeiresia ( cassa dei remi ). I rematori dell’ultimo livello prendevano il nome da threnis ( sgabello ) ed erano i più numerosi per lato con ulteriori quattro a poppa.

Nel complesso la trireme greca del periodo era governata da circa 170 rematori più altri trenta membri per equipaggio; erano tutti cittadini liberi anche se non tutti aventi diritto a paga regolare. Le navi greche non erano però solo triremi che erano comunque la tipologia più versatile ed efficiente. Le triremi potevano essere anche utilizzate come navi trasporto truppa come se ne sono serviti gli ateniesi imbarcando in Puglia truppe alleate durante la guerra contro Siracusa.

Nel IV secolo, epoca del relitto ritrovato, La Città dei Due Mari era amica di Sparta ma aveva deciso come linea di politica internazionale la neutralità durante la guerra del Peloponneso rifiutando fermamente l’ingresso in porto della flotta ateniese di Nicia e Lamaco nel 416 a.C. Taranto infine evitò la guerra contro Dionisio Tiranno di Siracusa dichiarando ancora una volta la neutralità o uno stato di amicizia. La neutralità e l’indipendenza dovevano essere senza dubbio garantite da una flotta molto ben armata poiché la Città dei Due Mari divenne luogo di rifugio degli esuli lucani ex-alleati di Siracusa che frattanto aveva esteso il dominio su parte della Calabria e della Corsica e stabilito il controllo sull’area di Ancona.

Taranto disponeva non solo di una flotta capace di difendere la Polis dalle potenti flotte siracusane ed ateniesi ma anche infrastrutture per riparare e proteggere intere flotte come durante la Guerra del Peloponneso a beneficio di una flotta spartana. Le infrastrutture atte a proteggere le navi erano conosciute con il nome di Neosoikoi. Queste erano aree chiuse dove i battelli venivano spogliati di ogni attrezzatura che veniva trasferita in depositi chiamati Hoplothekai. Il Relitto della Madonnina, secondo alcune ipotesi, era proprio nei pressi di un area Neosoikoi di piccole dimensioni. Il ritrovamento di manufatti ceramici e bronzei ne suggerisce l’esistenza in funzione di area di sosta,riparo e di smercio.

Purtroppo non è possibile accertarsi sulla forma originale della Trireme sia per la demolizione del legname dovuta agli agenti xilofagi sottomarini sia per eventuale asportazione di materiale nel corso dei secoli.

Tuttavia il Mare ha restituito ai ricercatori un importante indizio che conferma come Taranto, sopratutto grazie alla gestione da parte dello Strategos Archita, utilizzò la carta di una flotta rispettabile ed efficiente per fare della città di Taras un importante punto di riferimento della Lega Italiota sopravvissuta a malepena al conflitto contro Siracusa. Una flotta che ha continuato ad essere un baluardo degli interessi tarantini fino alla fine confermando la tesi che l’indipendenza e la libertà di uno stato può essere solo garantita dal principio crudele ma essenziale del Si Vis Pacem Para bellum.                                       

GABRIELE SUMA

5 Comments

  • Complimenti a Gabriele Suma per l’approfondita descrizione di una parte della storia di Taranto magno-greca e romana. Interessante la notizia che in seguito alla fondazione, nel 244 a. C, della colonia di Brindisi il porto di Taranto subì un lento declino.

    • grazie ! ho intenzione di approfondire sulla Storia di Taranto nei miei prossimi articoli !

  • Caro Gabriele, questa volta non ho niente da dire in quanto la mia infarinatura sulla storia mondiale non prevede e non può prevedere approfondimenti alla Braudel o Le Goff su siti particolari come Taranto o altri che non hanno avuto conseguenze di rilievo se non quelle locali.
    Al limite mi sento di sostenere orgogliosamente come tarantino che, se vogliamo vedere quali sono state le capitali italiane nella storia, dobbiamo nel tempo mettere Taranto e Siracusa, Roma, Palermo federiciana, Milano a più riprese, Genova e Venezia delle repubbliche marinare, con l’ombra di Napoli che ha aleggiato fino alla caduta del regno borbonico con buona pace di città che si ritengono importanti come Torino, Firenze, Bari e Ponte di Legno. Ridici su. Bepi

    • Italia merita una maggiore attenzione alla propria storia, non solo romana e scopriremo così tante cose che sono nascoste agli occhi dei più.

      • Non lo metto in dubbio, ma io, non essendo per niente fiero di essere italiano proprio per la stessa storia di questa nazione, preferisco ritenermi un cittadino del mondo o, quantomeno, una persona con lo sguardo aperto in egual misura agli avvenimenti nazionali al pari di quelli internazionali.

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