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set 10, 2020 - Notizie    4 Comments

Torri di pietra e di acciaio

Fra le enormi vasche industriali disseminate ad entrambi i lati della Statale 106 si nasconde un fabbricato di età medievale. Le condizioni strutturali sono critiche nonostante tempestivi interventi negli ultimi anni. Tarantini e viaggiatori solitamente ci passano avanti e la mancanza di adeguate segnalazioni e strutture ha reso un importante sito storico impraticabile per visite turistiche. Il complesso, così come appare oggi, risale ai tempi della dominazione normanna. I normanni erano i vichinghi oggi famosi per molte recenti produzioni cinematografiche e televisive. Si trattava di un luogo di sosta e riposo per pellegrini. Il santuario prende oggi il nome di S.Maria della Giustizia sostituendo la precedente denominazione di S.Maria del Mare.

l’Illustre storico del ’600 Ambrogio Merodio, autore di un ricco compendio storiografico sulla nostra città, così scrisse:

“Comprese Boemondo esser venuta la sua ora allorquando la crociata mise in moto la cristianità romana, ed il nipote Tancredi e il fiore degli Altavilla gli furono a fianco. Al loro seguito si affollarono gli italiani che si fregiarono col segno della croce ( … ) Così al Duce normanno fu dato di passare in rassegna un esercito tanto poderoso, da poter reggere al raffronto con quello allestito da Raimondo di Tolosa e da Goffredo di Buglione ( …. ).

Taranto, durante il periodo delle crociate, rigurcitò sempre di combattenti, sia che essi partissero per la Palestina,sia che tornassero da Terra Santa,sia che nell’attesa degli imbarchi i crocesegnati fossero costretti a sostare nelle nostre terre. Conseguentemente l’Ospizio di Santa Maria del Mare ebbe nell’epoca delle crociate destinazione alquanto differente…quivi le refrigeranti acque del Tara che snoda il suo corso fra quella riarsa campagna e che in ogni tempo era in grado di offrirsi ai bisogni delle ciurme e dei combattenti.

A sì intensa vita, a tanto frastuono d’armi e d’armati,in quegli androni ove echeggiò il fatidico grido: Deus Vult! E di dove a suon di corni ed a sciorinate bandiere si partiva incontro alle carovane per convogliarle sicure alla meta, più tardi seguì la serena quiete del chiostro”

Con immaginazione potremmo vedere negli interni vuoti e spogli l’andirivieni di uomini bardati di stoffe multicolori e nei cortili carri e depositi pieni di armi,vettovaglie e necessità varie di un lungo viaggio.

Si tratta della famosa prima crociata del 1096 e i principi normanni ebbero un ruolo decisivo nell’impresa che si concluse con la presa di Gerusalemme nel 1099. Il Principe Boemondo di Taranto non aveva perso la sua indole vichinga e si era unito nella spedizione per conquistare non solo la benevolenza divina ma anche una nuova corona quale poi era quella di Antiochia. Il signore di Taranto gettò le basi del Principato di Antiochia che sarebbe rimasto uno dei regni crociati più potenti per quasi un secolo.

Raimondo, anche egli di sangue normanno, litigò ferocemente con Boemondo per Antiochia e fu protagonista di molti complotti ed episodi militari che minarono la coesione dell’esercito crociato e conquistò con le armi la signoria su Tripoli in Libano.

L’altro principe normanno,Goffredo di Buglione, partecipando alla spedizione conquistò il titolo di Difensore del Santo Sepolcro di Gerusalemme combattendo a lungo sia contro gli egiziani della dinastia fatimide sia contro altri signori crociati determinati a guadagnarsi indipendenza da Gerusalemme.

La Storia è passata tumultuosamente attraverso queste bianche pareti senza lasciare oggi segni riconoscibili. Il sito, già vuoto verso la fine del periodo considerato, nel 1194 venne affidato alle cure dell’eremita Cataldo Ferlizio che, secondo le cronache citate dal Monsignor Giuseppe Blandamura, alto membro del clero tarantino del XIX secolo, venne ucciso poi da uno schiavo musulmano ( al tempo la schiavitù era largamente praticata nel Mediterraneo ). In seguito all’omicidio, secondo le cronache, al santuario fu dato il nome di Santa Maria della Giustizia. Indipendentemente dalla veridicità storica dell’episodio, l’impianto non subì variazioni finendo ben presto dimenticato dalla maggioranza dei tarantini.

Rovine, come Blandamura disse: desolanti ruderi e le sbiadite memorie, lentamente hanno assistito alle radicali trasformazioni che coinvolsero la città dei due mari. Ciminiere annerite e brutture in cemento circondano tuttora il vecchio ospizio mentre il ventesimo secolo,con i suoi ritmi impensabili per chi dormì fra quelle mura, corre davanti senza sosta e forse senza memoria verso un futuro che rischia,oggi, di essere invece eterno presente.

GABRIELE SUMA